L’Oscuramento di Gaza: Internet come arma

Per la prima volta da quando è nato questo blog, affronto un tema che è informatico solo in parte essendo evidentemente politico e sociale innanzitutto.

L’ultima notizia che arriva da Gaza è agghiacciante. I raid israeliani hanno distrutto le infrastrutture di comunicazione, lasciando la Striscia al buio digitale. Internet e la linea fissa sono crollati, isolando completamente una popolazione già stremata da settimane di conflitto.

Il Ministero delle Telecomunicazioni dell’A.N.P. segnala che da mercoledì, “tutti i servizi di comunicazione Internet e di linea fissa nella Striscia di Gaza sono stati interrotti in seguito all’attacco all’ultima linea principale in fibra ottica rimasta

Alcuni giornalisti, attivisti e semplici cittadini utilizzano e-sim per riuscire a connettersi ma per farlo raccontano di doversi pericolosamente avvicinare al confine, con seri rischi per la propria incolumità.

Internet Come Strumento di Controllo

Negli ultimi anni, alcuni governi hanno intenzionalmente spento Internet per controllare il flusso di notizie:

  • Egitto (2011): Durante la Primavera Araba, il governo tagliò Internet per frenare le proteste.
  • India (2019): Nuova Delhi ha imposto blackout prolungati per bloccare le comunicazioni di movimenti dissidenti.
  • Myanmar (2021): Poco dopo il colpo di stato militare, l’esecutivo ha oscurato la rete per il solito motivo di cui sopra: impedire la diffusione di notizie!

Saltuariamente arrivano notizie di cavi di fibre ottiche tranciati nel Mar Baltico o nel Mar Rosso a dimostrazione, dovesse servire, di quanto contino oggi queste tecnologie nei conflitti bellici e strategici.

A Gaza, senza connessione, i civili non possono chiedere aiuti, i giornalisti non possono documentare le violazioni dei diritti umani. Sembra una cosa da poco rispetto a eventi apparentemente più gravi ma nella nostra società la rete è così inserita nel nostro quotidiano, a tutti i livelli, ricreativi, di studio, di informazione da renderne indispensabile la presenza per una vita democratica.

L’Impatto Sociale di un Blackout Digitale

Quando Tim Berners-Lee, nel 1989, al CERN di Ginevra.  cominciò a lavorare al progetto di un software per scambiare informazioni e documentazioni elettroniche, il cui risultato fu il World Wide Web, pensava a uno scambio senza limiti che mettesse in comunicazione i popoli, tutti, senza distinzioni. Roba da sognatori. Gli Stati, dopo avere a lungo sottovalutato Internet, negli ultimi anni ne hanno capito la rilevanza strategica (anche se episodi che hanno riguardato lo staff della Casa Bianca o anche chat nostrane, dimostrano che ancora lo si sottovaluta)

Solitudine e Disinformazione

Senza la rete le persone perdono l’accesso a notizie verificate, e la contropartita è la propaganda e le fake news. Le persone non possono comunicare con i propri cari, prolungando ansia e disperazione.

Impossibilità di chiedere aiuto

Le organizzazioni umanitarie ma anche e soprattutto ospedali, squadre di soccorso, forze dell’ordine, tutto ormai dipende dalla rete. Una sua interruzione può compromettere migliaia di vite.

Censura e Memoria Storica

Nessuno può condividere ciò che accade, così la Storia la scrivono solo i vincitori, i crimini di guerra rischiano di rimanere impuniti.

    Internet Come Diritto Umano?

    Nel 2011, l’ONU, per chi ancora ricorda questo acronimo e, speranzoso, crede che possa valere qualcosa nel 2025, ha dichiarato l’accesso a Internet un diritto umano fondamentale, poiché essenziale per la libertà di espressione e l’accesso all’informazione. Da allora, sempre più spesso, i blackout digitali vengono usati come arma di guerra o controllo.

    Episodi come Gaza dimostrano che, in un mondo iperconnesso, spegnere Internet significa spegnere verità e umanità. Vuol dire distruggere senza “rumore

    La tagline è: LIBERA RETE in LIBERO STATO

    Restare connessi non è più solo una questione tecnologica. È una battaglia per i diritti umani.

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